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15 ottobre 1993 – Alla moglie Adriana

Roma, 15 ottobre 1993

Adriana,

il tuo ultimo telegramma dice: ”Tutto si risolverà per il meglio”. Cos’è: speranza, intuito, certezza?

Io ormai non so più cosa pensare o sperare. La lettura dell’ordinanza del Tribunale della libertà mi ha determinato uno stato d’animo difficilmente definibile. E come potrebbe essere diversamente se leggo, tra l’altro: “Non hanno univoca portata dimostrativa, in senso opposto, nemmeno le operazioni di polizia alle quali il Contrada avrebbe preso parte negli anni ovvero gli attestati di encomio e di merito ricevuti, posto che allo stesso è stato contestato non già di non avere svolto alcuna attività contro le “famiglie” mafiose, quanto di aver “deviato” proprio nello svolgimento della sua attività istituzionale”.

Come posso difendermi dall’accusa di avere aiutato la mafia se il dimostrare e provare di averla contrastata e combattuta, con esiti tali da meritare elogi, non vale nulla? E che significa avere “deviato” ?
In verità mi riesce difficile capire.
Ho revocato il mandato all’avv. Siniscalchi. Per ora ho soltanto Milio.

Dovrei nominare quali miei difensori Pirandello o Sciascia: ma purtroppo sono morti.
Per ora non mi resta che attendere il momento del processo, sperando che in aula abbia accesso prima la logica e poi il diritto…
Per quanto riguarda la pensione (v. allegato) a me sarebbe bastato andarci “sereno”.
Ti abbraccio.
Bruno

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